CAOS

"Il prigioniero" di Michelangelo è come un uomo che non riesce a liberarsi dal Caos.

L’antivirale?:  “Rimettere ogni cosa al suo giusto posto!” È utopia?

Diteci, “fior di scienziati”, cosa è il virus?

“I virus, come voi li chiamate, sono soggetti a subire disquilibri massimi o minimi a causa di accelerate vibrazioni negative non sempre prevedibili dalla vostra scienza.

L’ambiente che avete creato propone, inevitabilmente, stimoli di violenza sulle quantità positive stabilizzate, spingendoli alla proliferazione e quindi all’aggressione e all’espansione”. Hoara, attraverso Eugenio S.,  Nicolosi, 2/11/1979

Su questo Pianeta, l’uomo, invece di attenersi all’edificazione dell’Ordine Naturale, in sintonia con le direttive Solari, ha creato una entropia di disubbidienza, il Caos, la graduale degenerazione del Sistema Terra.

In questo caos, è sempre più applicato il condizionamento mentale attraverso induzioni psicologiche, alimenti, emanazioni elettromagnetiche, pseudo religioni, pratiche vaccinali, con il controllo forzato di uomini resi robot.

E i gestori materiali dell’umanità, quali obiettivi potrebbero mai raggiungere se nella perdita di tutte le anime, è compresa la loro? Questo nuovo raggiungimento del peccato originale la possiamo chiamare follia globale. Questo è l’attacco virale!

Esortavo all’utopia del “Ritorno all’origine”, per cancellare ogni ridicolo senso del fare quello che si vuole col potere economico, con i piaceri deviati, di ogni inquinamento, per cui ormai la vita su questo Pianeta è impossibile.

In questo variopinto plasma umano dove tutti presumono di sapere tutto, vogliono fare i dirigenti, i leader saccenti, e tutto viene messo in discussione perché tutti hanno le loro ragioni, si è sviluppato il CAOS.

Nasce la nuova religione: l’odio ascetico, la causa di onde divergenti con effetto dispersivo. In contrapposizione a questa tendenza pregressa di migliaia di anni, invano hanno tentato i Giardinieri spirituali del Cosmo a riportare il fenomeno della Sintropia, la possibilità del Sistema a ritrovare l’ordine, con la ubbidienza alle Leggi dell’armonia Universale, della Vita in ascesa. Perché la causa dei fenomeni sintropici non appartiene alla nostra dimensione, piuttosto alla Dimensione dell’Unico Fattore, sul quale, oltre il precipizio in cui siamo caduti, vogliamo ancora tergiversare.

Solo da questa Coscienza della Unità Universale era venuto l’ammonimento, il richiamo a fermarci, da tanti anni. Dagli anni in cui si era arrivati ad acquisire una coscienza più planetaria, astrofisica, biochimica, sociale universale. Ma il tarlo della disubbidienza ci ha inorgoglito nel costruire una tecnologia che credevamo onnipotente, capace di mutare le leggi della Natura. Sbagliato!

Lo stesso tarlo gioca con le nostre menti nel farci credere di poterci salvare, che tutto si sistemi per miracolo. NO! Il miracolo del discernimento dovevamo averlo in tempo,

dovevamo farlo noi e soltanto noi, non lasciandoci cadere nel precipizio.

Vi è una incombente necessità di Giustizia Superiore, quella che abbiamo voluto scartare con le nostre filosofie malsane, ma Qualcuno ha detto: “Tutto passerà ma le mie parole non passeranno” e le Sue Legioni sono pronte all’orizzonte.

“La Giustizia dei Potenti e la Giustizia dei Deboli.

La prima coercisce, domina! La seconda subisce e si ribella!

La giustizia esercitata dai dominatori di questo tempo oltre ad umiliare e ferire la giustizia del Pacifico, del Mansueto e del Puro di cuore, sprona, con sottili inganni, e con manipolate fatture psicologiche, la forza di coloro che oltre a possedere le ricchezze rendono schiavi gli altri da cui traggono i loro profitti.

È questa la Giustizia dei Potenti!

È questa la forza del loro diritto che si identifica in ogni abuso, in ogni illecito guadagno tratto con demagogica attitudine. Spesso, la Giustizia che dovrebbe tutelare il Diritto del debole sul forte, del povero sul ricco, dell’umile sul prepotente, si ammanta di partigianeria, rivelando l’Ingiustiziae quindi l’esaltazione della giustizia dei deboli: “Ribellione, violenza, sfiducia. Ed ecco il caos”.

Eugenio Siragusa , Nicolosi, 15/3/1982