Foto di Adoniesis
Domanda e risposta.
di Orazio Valenti
D: Cosa mi sa dire sulla foto di Adoniesis pubblicata nel suo libro “L’Aquila d’Oro”?
R: Per rispondervi con semplicità e chiarezza, è
necessario ribadire che l’opera di Eugenio Siragusa è talmente variegata
che non si può spiegare un solo aspetto senza considerare l’insieme.
Non solo, egli era ubbidiente a Coloro che lo ispiravano e gli facevano usare metodologie fra loro incomprensibili, ma utili.
Ad esempio, i nomi degli Esseri con cui firmava i messaggi, non erano
quelli veri, sia perché per noi sarebbero difficili anche da scrivere,
sia per darci l’equivalente nella nostra lingua, per riconoscerli quando
parlavano l’uno o l’altro.
Cosa che ha tratto in inganno gli pseudocontattisti che, usando gli
stessi pseudonimi come firma, dimostravano la non autenticità.
Così disse: “I veri nomi, li conosco soltanto Io. Ciò mi
concede la possibilità di vagliare le mistificazioni e le elaborazioni
che molti, per zelanteria o per desiderio di emulazione, mettono in
giro, cercando così di creare confusione“.
Sulle testimonianze pratiche, cosa che maggiormente stuzzica gli
interessati alla superficialità, ha detto estremamente poco e questo
riguarda i voli sulle astronavi e come erano fatte, il loro modo di
parlare, il dispiegamento delle loro Forze Operatrici, i poteri delle
loro strumentazioni.
Tanto meno ci ha forniti di fotografie delle astronavi e degli Esseri con cui si incontrava.
In effetti, spiegava, cosa importa pensarli nell’immagine, che tra
l’altro può esser diversa dalle sembianze che siamo abituati a capire,
invece che nel loro messaggio?
Se vogliamo metterla così, non ci ha dato mai soddisfazioni in
proposito, perché il suo peculiare compito era il consiglio,
l’ammonimento sui piano della intelligenza. Cioè la nostra intelligenza
avrebbe dovuto comprendere, dalla Loro, cosa avremmo dovuto capire e
mettere in pratica.
A tal proposito sappiamo che lo stesso Adamsky ci ha fornito di prove
fotografiche, ciò nonostante non è creduto. A cosa sono servite?
Nel 1972, ero presente quando è saltata fuori una piccola strana foto.
Subito l’ha passata a me chiedendomi cosa ne pensavo. Un po’ quello che
mi viene chiesto ora.
Dopo di averla esaminata – io facevo anche il fotografo professionista –
non mi è sembrato che la tecnologia comunemente conosciuta a quel tempo
potesse elaborare e trasformare un volto producendo quel risultato.
Forse mi sbagliavo, e gli ho risposto quello che pensavo.
Ma i suoi pensieri erano rivolti a qualcosa di conosciuto, e poco dopo
mi ha detto: “Sai, sembra il volto astrale di Adoniesis…””uno degli
Esseri evoluti che era in contatto con lui.
Ed aggiunse: “Può darsi che sia Adoniesis a volere che si pubblichi
questa immagine. Non è l’immagine che conta, ma la realtà del
Personaggio che ci dà insegnamenti di Cosmogonia. Che ognuno pensi
quello che vuole e dia l’importanza all’una o all’altra realtà.”
Si era già detto che gli Esseri Astrali non hanno volto umano e possono mostrarsi con mille volti.
Aveva ragione e fu così che accettai di stare a quella metodologia.
Poi qualcuno cominciò a dire che quella foto la aveva scattata Eugenio e lui lasciò che fosse così.
Oggi i fatti lo dimostrano: si dà importanza al messaggero e non al messaggio.
Infinite testimonianze della presenza Extraterrestre non ci hanno fatto
prendere coscienza; gli aspetti dell’ufologia tecnologica prevaricano
l’evidente realtà delle Intelligenze che li pilotano; la scienza
galileiana sperimentale vuole l’Extraterrestre da analizzare perché non
vuole andare al di là del proprio naso.
Concludo pensando che quella ricerca forsennata degli uomini ha
accantonato l’anima e la intelligenza spirituale e le metodologie
educative sottili superiori superano ogni nostro pensiero.