Rispondo.
di Orazio Valenti
D:
Il Bongiovanni asserisce che le sue sedicenti stimmate siano la
glorificazione dell’Opera di Eugenio Siragusa con cui si sarebbe
riappacificato prima che ci lasciasse. Lei cosa ci dice in proposito?
R: Sono
illazioni senza fondamento. Ripeto: ognuno faccia quel che crede e
lasci in pace il Siragusa. Comunque, per quanto mi consta di
testimoniare, avendo operato secondo le sue continue volontà fino al
momento della sua dipartita, mai ci è stata alcuna riappacificazione.
Eugenio non lo voleva neanche sentire nominare.
Quel
che posso continuare a dire, per le espressioni spesso ripetute da
Eugenio Siragusa, riguarda la storia degli eventi fin dal 1989, quando
le stimmate sarebbero potute essere quelle che lui stesso aveva
commentato, sempre esortando lo “stimmatizzato” al discernimento degli
eventuali contatti celesti, all’umiltà, alla semplicità di vita. Questo
fin dai primi mesi!
Vorrei
ricordare una meditazione di alcuni studiosi e simpatizzanti del
Siragusa sulla domanda: “Fino a che punto quei segni erano una eclatante
prova per tutti?”.
Non sono certo io a decidere su questi pensieri, né nessuno a giudicarli.
Riguardo
al rapporto del Siragusa con il manifestarsi di questi “segni”, ho
avuto le mie constatazioni sull’inizio ed il proseguo della storia:
quando ricevette queste “ferite” sotto la quercia del piazzale a Fatima,
Eugenio mi diede l’incarico di andare ad accoglierlo al suo ritorno
all’aeroporto di Roma per farmi spiegare cosa era successo.
Domanda: aveva bisogno Eugenio di sapere qualcosa che già non dovesse sapere?
E poi: sempre più spesso lo redarguiva su quello che non avrebbe dovuto fare.
Nello
stesso tempo però, ed ecco il senso della probabile Prova, lo spronava,
spingeva tutti ad ascoltarlo, scrivendo comunicati e dicendolo anche
nelle conferenze di fine anni ’80 e primi anni ’90.
Io
stesso, pur col consenso di Eugenio che restava sempre la Fonte
primaria, andavo a trovarlo, quando era possibile, partecipavo alle
conferenze; l’ho accompagnato e presentato nei paesi dell’Est, che già
visitavo da anni.
Intanto
i tempi maturavano e dal 1994 l’opera del Bongiovanni si discostava
sempre più dai consigli e dall’esempio dell’opera del Siragusa, fino a
che, dopo rimproveri sempre più palesi, nel 1998 Eugenio Siragusa decise
definitivamente di “aprire gli occhi a tutti” dichiarando pubblicamente
che non aveva più nulla a che fare con lui.
Forse,
con il chiudersi della Prova e la Consolazione dell’aiuto
liberatorio… il Bongiovanni per primo avrebbe dovuto aprire gli occhi;
ma le cose sono andate molto diversamente.
Infatti
Eugenio è passato al constatare che i suoi consigli andavano sempre più
a vuoto ed il Bongiovanni faceva di testa sua; la qual cosa diventata
sempre più incompatibile, col fatto di denominare il Siragusa come
“padre spirituale”, correggendolo o definendolo vecchio ed incapace.
Il
Siragusa, noto per la sua tolleranza e zelanteria, ad un certo punto ha
visto irreparabile la distanza, limitandosi a spiegare ed a chiedermi
di pubblicare su nonsoloufo.it la conosciuta serie di comunicati e
precisazioni. E così rimane.
Come
poté ancora dichiararsi “figlio spirituale” ed appropriarsi dei
simboli, dei messaggi e della immagine di un Siragusa a cui non credeva
più… anzi gli mandava invettive sprezzanti?
Eppure a qualcuno ancora è incomprensibile. Forse quella cosiddetta Prova non ha ancora finito il suo lavoro.
D: Non pensa che tutto questo trambusto abbia odore di religiosità buona o cattiva?
R: Non
vi è mai stato alcun aspetto di religione in Eugenio Siragusa. Le
cosidette stimmate del Bongiovanni hanno provocato una falsa riga
religiosa, che il Siragusa ha cercato in ogni modo di correggere.
D: Discernimento sulle stimmate?
R: Ha
detto che, ben presto, la trasformazione avvenuta nella persona e
quindi nel libero arbitrio di chi le portava, ne aveva trasformato il
contenuto e la sostanza psicofisica e spirituale.
D: Cioè?
R: È
in atto la lotta tra le forze del bene e quelle del male e, tanto più
l’uomo percorre la strada della ricerca e della realizzazione
spirituale, tanto più è provato nel discernimento; cioè nel
riconoscimento delle scelte, dei sacrifici, delle azioni, di ogni forma
di fenomeni naturali e soprannaturali.
In
definitiva, i fautori più o meno soprannaturali delle due forze, sempre
con il permesso del Padre Eterno, hanno pari poteri, e gli “altri”
possono far vedere luce dove c’è la tenebra, usando gli stessi mezzi
terreni o extraterreni, le stesse parole o messaggi (lavoro che vien
fatto dalle anime disincarnate, mentre ad alto livello da sfere
soprannaturali di natura difficile da esprimere).
D: Allora come fare a capire la differenza?
R: Proprio
qui stava il lavoro maggiore che Eugenio aveva chiesto al Bongiovanni
ed a tutti coloro che intraprendono le realizzazioni più avanzate.
Cosa non è possibile al Padre, che ci ha detto di recitare nel Padre Nostro “Non indurmi in tentazione”?
D: E perché il Siragusa lo ha “appoggiato”, seppur per metodologia, come tu dici fra le righe?
R: Ci
mancherebbe che il Siragusa disubbidisse alla prima Legge fondamentale
della evoluzione: il Libero Arbitrio di ciascuno di noi.
Dobbiamo
arrivarci da soli. Ed il Siragusa, essendo ispirato delle Volontà
superiori di cui era portavoce, ha seguito quel programma con la sua
solita ubbidienza, anche se a denti stretti.
Cosa si vuole? Che io dica quello che Eugenio non ha voluto razionalizzare?
Ognuno è libero, grazie a Dio!
Certamente sono fenomeni soprannaturali, ma bisogna vedere di quale soprannaturale si parla…
Se
il Bongiovanni si fosse fermato presto, avesse chiesto scusa ad Eugenio
per non avergli creduto, chissà… Invece ha perseverato nel
contestarlo sempre più, presumendo di appropriarsi della sua opera,
arrivando a far pensare di essere il successore.
Traspariva
evidente dalle espressioni e reazioni di Eugenio a queste illazioni,
che lo aveva deluso e fatto soffrire più di qualunque altro. Se ne è
andato in silenzio, portando un dolore nel suo cuore per avere donato
molto di più di quanto dimostriamo di capire.
Per
quanto io possa discutere, non muovo nessuna critica, nessun giudizio,
prima di tutto perché non tocca a noi, ma più che altro perché se la
Volontà Superiore permette questi ed altri fenomeni, dobbiamo capire,
discernere personalmente.
Quindi
ognuno pensi quel che vuole. Io difenderò quanto Eugenio ci detto e
ribadito fino all’ultimo momento, quello è il suo testamento che nessuno
deve trasgredire, nel rispetto della Sua e soltanto Sua Opera.
È stato detto, scritto e tramandato: “ Dai loro frutti li conoscerete“