MI CHIEDONO ANCORA SULL’OPERA DI GIORGIO BONGIOVANNI

Eugenio Sirgusa insieme a Giorgio Bongiovanni

Rispondo

di Orazio Valenti

D: Il Bongiovanni asserisce che le sue sedicenti stimmate siano la glorificazione dell’Opera di Eugenio Siragusa con cui si sarebbe riappacificato prima che ci lasciasse. Lei cosa ci dice in proposito?

R: Sono illazioni senza fondamento. Ripeto: ognuno faccia quel che crede e lasci in pace il Siragusa. Comunque, per quanto mi consta di testimoniare, avendo operato secondo le sue continue volontà fino al momento della sua dipartita, mai ci è stata alcuna riappacificazione. Eugenio non lo voleva neanche sentire nominare.
Quel che posso continuare a dire, per le espressioni spesso ripetute da Eugenio Siragusa, riguarda la storia degli eventi fin dal 1989, quando le stimmate sarebbero potute essere quelle che lui stesso aveva commentato, sempre esortando lo “stimmatizzato” al discernimento degli eventuali contatti celesti, all’umiltà, alla semplicità di vita. Questo fin dai primi mesi!
Vorrei ricordare una meditazione di alcuni studiosi e simpatizzanti del Siragusa sulla domanda: “Fino a che punto quei segni erano una eclatante prova per tutti?”.
Non sono certo io a decidere su questi pensieri, né nessuno a giudicarli.
Riguardo al rapporto del Siragusa con il manifestarsi di questi “segni”, ho avuto le mie constatazioni sull’inizio ed il proseguo della storia: quando ricevette queste “ferite” sotto la quercia del piazzale a Fatima, Eugenio mi diede l’incarico di andare ad accoglierlo al suo ritorno all’aeroporto di Roma per farmi spiegare cosa era successo.
Domanda: aveva bisogno Eugenio di sapere qualcosa che già non dovesse sapere?
E poi: sempre più spesso lo redarguiva su quello che non avrebbe dovuto fare.
Nello stesso tempo però, ed ecco il senso della probabile Prova, lo spronava, spingeva tutti ad ascoltarlo, scrivendo comunicati e dicendolo anche nelle conferenze di fine anni ’80 e primi anni ’90.
Io stesso, pur col consenso di Eugenio che restava sempre la Fonte primaria, andavo a trovarlo, quando era possibile, partecipavo alle conferenze; l’ho accompagnato e presentato nei paesi dell’Est, che già visitavo da anni.
Intanto i tempi maturavano e dal 1994 l’opera del Bongiovanni si discostava sempre più dai consigli e dall’esempio dell’opera del Siragusa, fino a che, dopo rimproveri sempre più palesi, nel 1998 Eugenio Siragusa decise definitivamente di “aprire gli occhi a tutti” dichiarando pubblicamente che non aveva più nulla a che fare con lui.
Forse, con il chiudersi della Prova e la Consolazione dell’aiuto liberatorio… il Bongiovanni per primo avrebbe dovuto aprire gli occhi; ma le cose sono andate molto diversamente.
Infatti Eugenio è passato al constatare che i suoi consigli andavano sempre più a vuoto ed il Bongiovanni faceva di testa sua; la qual cosa diventata sempre più incompatibile, col fatto di denominare il Siragusa, prima “padre spirituale”, poi correggendolo o definendolo vecchio ed incapace.
Il Siragusa, noto per la sua tolleranza e zelanteria, ad un certo punto ha visto irreparabile la distanza, limitandosi a spiegare ed a chiedermi di pubblicare su nonsoloufo.it la conosciuta serie di comunicati e precisazioni fino al 2003. E così rimane.
Come poté ancora dichiararsi “figlio spirituale” ed appropriarsi dei simboli, dei messaggi e della immagine di un Siragusa a cui non credeva più… anzi gli mandava invettive sprezzanti?
Eppure a qualcuno ancora è incomprensibile. Forse quella cosiddetta Prova non ha ancora finito il suo lavoro.

D: Non pensa che tutto questo trambusto abbia odore di religiosità buona o cattiva?

R: Non vi è mai stato alcun aspetto di religione in Eugenio Siragusa. Le cosiddette stimmate del Bongiovanni hanno provocato una falsa riga religiosa, che il Siragusa ha cercato in ogni modo di correggere.

D: Discernimento sulle stimmate?

R: Ha detto che, ben presto, la trasformazione avvenuta nella persona e quindi nel libero arbitrio di chi le portava, ne aveva trasformato il contenuto e la sostanza psicofisica e spirituale.

D: Cioè?

R: È in atto la lotta tra le forze del bene e quelle del male e, tanto più l’uomo percorre la strada della ricerca e della realizzazione spirituale, tanto più è provato nel discernimento; cioè nel riconoscimento delle scelte, dei sacrifici, delle azioni, di ogni forma di fenomeni naturali e soprannaturali.
In definitiva, i fautori più o meno soprannaturali delle due forze, sempre con il permesso del Padre Eterno, hanno pari poteri, e gli “altri” possono far vedere luce dove c’è la tenebra, usando gli stessi mezzi terreni o extraterreni, le stesse parole o messaggi (lavoro che vien fatto dalle anime disincarnate, mentre ad alto livello da sfere soprannaturali di natura difficile da esprimere).

D: Allora come fare a capire la differenza?

R: Proprio qui stava il lavoro maggiore che Eugenio aveva chiesto al Bongiovanni ed a tutti coloro che intraprendono le realizzazioni più avanzate.
Cosa non è possibile al Padre, che ci ha detto di recitare nel Padre Nostro “Non indurmi in tentazione”?

D: E perché il Siragusa lo ha “appoggiato”, seppur per metodologia, come tu dici fra le righe?

R: Ci mancherebbe che il Siragusa disubbidisse alla prima Legge fondamentale della evoluzione: il Libero Arbitrio di ciascuno di noi.
Dobbiamo arrivarci da soli. Ed il Siragusa, essendo ispirato delle Volontà superiori di cui era portavoce, ha seguito quel programma con la sua solita ubbidienza, anche se a denti stretti.
Cosa si vuole? Che io dica quello che Eugenio non ha voluto razionalizzare?
Ognuno è libero, grazie a Dio!
Certamente sono fenomeni soprannaturali, ma bisogna vedere di quale soprannaturale si parla…
Se il Bongiovanni si fosse fermato presto, avesse chiesto scusa ad Eugenio per non avergli creduto, chissà… Invece ha perseverato nel contestarlo sempre più, presumendo di appropriarsi della sua opera, arrivando a far pensare di essere il successore.
Traspariva evidente dalle espressioni e reazioni di Eugenio a queste illazioni, che lo aveva deluso e fatto soffrire più di qualunque altro. Se ne è andato in silenzio, portando un dolore nel suo cuore per avere donato molto di più di quanto dimostriamo di capire.
Per quanto io possa discutere, non muovo nessuna critica, nessun giudizio, prima di tutto perché non tocca a noi, ma più che altro perché se la Volontà Superiore permette questi ed altri fenomeni, dobbiamo capire, discernere personalmente.
Quindi ognuno pensi quel che vuole. Io difenderò quanto Eugenio ci detto e ribadito fino all’ultimo momento, quello è il suo testamento che nessuno deve trasgredire, nel rispetto della Sua e soltanto Sua Opera.