Chi è Leonardo da Vinci?

Nonostante gli infiniti studi e le pubblicazioni ufficiali di prestigiosi autori, che Leonardo fosse solo uno straordinario inventore, scienziato, artista, vale ben poco di fronte alla sua conoscenza e coscienza di carattere spirituale. Nel mondo tecnologico che questa umanità si è costruita, è difficile parlare di questo dominante valore interiore, ma si può ben affermare che tutta la vita del nostro sublime maestro, sia stata, ispirata e guidata sempre da fattori che escono dal razionale comune e vada a collocarsi tra i geni dello spirito più che tra quelli delle invenzioni ad uso e consumo umano. Infatti, chi non viene colpito “dentro” da certi suoi dipinti? Le espressioni animiche di ognuno dei volti su cui si possono scrivere poemi, e il loro richiamo ascetico, punta proprio lì dove indica il dito del Battista?

Tanti studiosi hanno creduto di ravvisare nella Gioconda una serie di sentimenti più o meno legati ad assurde psicosi froidiane, ammettendo onestamente di non trascurare o scostare il velo di mistero che lo avvolge. Forse sarà dovuto alla non conoscenza del pensiero leonardesco o di gran parte dei suoi lavori, ma senz’altro alla mancata coscienza dalla realtà dell’uomo animico e spirituale, del quale Leonardo spesso scrisse e dimostrò dipingendo.

E cosa dire dell’Ultima Cena, per come traspare il volto di Cristo, e per gli atteggiamenti degli Apostoli? Si rileva come Leonardo abbia una conoscenza più che approfondita dei Vangeli, con le sue agitazioni e trascesi interiori va oltre i Vangeli stessi, verso un cosmismo già spiegato con il rapporto tra macro-cosmo e micro-cosmo, e si interpreta nei suoi concetti in cui l’uomo sia il modello del mondo.

Leggiamo che per lui “la ragione estende la legge trovata vera per il nostro mondo, che proviamo sperimentalmente, ad altri mondi lontani; e vede nelle piccole cose ciò che avviene nelle grandi”. Questa è la base dei concetti Ermetici e Giovannei da cui Leonardo è ispirato per tutta la vita. Ermete Trismegisto è stato e rimane il più evoluto conoscitore del rapporto uomo-Dio nel senso più Cosmico che si possa intendere, primo ed assoluto rivelatore di quanto oggi si spiega come ‘olismo’ o visione globale del Creato, con la stessa profondità spirituale con cui si esprime l’Evangelista Giovanni. Basti leggere l’inizio del Vangelo di Giovanni e l’inizio del “Cratere della Sapienza” di E. Trismegisto, nel modo in cui parlano del Verbo e della Creazione. Giovanni porta con sé il simbolo spirituale dell’aquila, che vuol dire massima elevazione spirituale od anche ispirazione dalle più alte vette dello spirito, simbolismo che ci collega anche al Leonardo pargoletto: infatti egli narra, non per caso, di un nibbio che si era appollaiato al bordo del suo lettino, all’età di cinque anni, accarezzandogli le labbra con le piume della coda. Qualche autore ha già fatto il parallelo con la leggenda secondo la quale un’aquila si sarebbe posata sulla culla dell’Apostolo Giovanni. Dice Leonardo: “Questo scriver sì distintamente del nibio, par che sia mio destino”. E tale è stato, nelle testimonianze più profonde della sua vita. È per questo che nella Gioconda egli esprime al femminile il concetto della spiritualità che lo ispira, il volto materno creativo, l’illuminazione, il proprio ideale femminile che lo congiunge all’androgeno, verso quella “Forza che è potenza spirituale, perché in essa è vita invisibile ed impalpabile”.  E questo è anche il volto dell’amore “L’amore è tanto più fervente, quanto la cognizione è più certa, la quale certezza nasce dalla cognizione integrale di tutte le sue parti, le quali essendo insieme unite, compongono il tutto di quelle cose che debbono essere amate”, in quanto “la verità è nell’intero” e“Ogni parte ha tendenza a riunirsi al suo tutto per fuggire alla sua propria imperfezione”.

Tra le sue acute realizzazioni, egli accenna anche al mondo della sofferenza, delle illusioni: “Dove è più sentimento, lì è più martirio. Bisogna aver padronanza o meglio signorìa di sé, quella signorìa che è difficilissima a conquistare”: l’aristocrazia spirituale della Gioconda.

Questi sono solo alcuni dei presupposti che spiegano cosa traspare dai suoi dipinti e disegni, tra i quali, uno dei più significativi, racchiude una profondissima rivelazione spirituale profetica, perché, a parer mio, contiene l’arcano finale ancora sconosciuto, della apocalisse di Giovanni:  

Un’Aquila incoronata e raggiante, con le ali aperte, tiene saldamente tra gli artigli una sfera che sta scivolando lungo la riva verso il mare tempestoso. Dal suo cuore parte un raggio che attira, nella guida del timone, un Lupo intento a condurgli la barca. Una barca con la vela gonfia dal vento, attaccata ad un albero vivo! Tralasciando altri particolari, si può intuire che l’Aquila Solare dell’apostolo Giovanni, con fatica e severità trattenga saldamente il pianeta Terra dall’affondare, togliendo al Lupo la guida dell’Arca di salvezza, per caricare una nuova umanità salvata.

Spesso nella Bibbia si narra di Troni e di Arche, cioè di luoghi mobili, volanti, interpretati come vascelli o astronavi, a seconda del momento storico di evoluzione interpretativa umana. Il ragionamento potrebbe andare avanti, ma lascio al lettore meditazioni ed approfondimenti. Concludendo, ritengo che questo messaggio profetico sia la lettura del destino che l’uomo terrestre stava scegliendo, infatti, che si voglia o no, che piaccia o no, Giovanni ha scritto l’apocalisse in cui vede un terribile ridimensionamento dell’umanità vittima di sé stessa e Leonardo da Vinci ne è un silente testimone, al di là di tutte le sue dimostrazioni geniali. Anzi, queste vanno a supporto della credibilità e migliore ripensamento verso le sue espressioni. Non possiamo dunque sorprenderci sulla serie di profezie che egli scrisse, tra cui:

“Si vedranno animali sopra la terra, i quali sempre combatteranno fra di loro, e con danni grandissimi e spesso morte di ciascuna delle parti. Questi non avranno termine nella lor malignità; per le fiere membra di questi verranno a terra gran parte degli alberi delle gran selve dell’universo; e poi che saran pasciuti, il nutrimento dè lor desideri sarà di dar morte e affanno e fatiche e paure e fuga a qualunque cosa animata. Questi, per la loro smisurata superbia si vorranno levare verso il cielo; ma la superchia gravezza delle loro membra li terrà in basso. Nulla cosa resterà sopra la terra e sotto la terra e l’acqua, che non sia perseguitata, rimossa o guasta: e quella dell’un paese rimossa nell’altro. E il corpo di questi si farà sepoltura e transito di tutti i già da lor morti corpi animati. O mondo, come non t’apri, a precipitare nell’alte fessure dei tuoi gran baratri e spelonche, e non mostrare più al cielo sì crudele e dispietato mostro?”  (Dal Codice Atlantico, foglio 370, verso a.).

È una terribile profezia, oggi attuale, dell’uomo prostrato davanti alla Verità.

“La Verità è il Sole– dice Leonardo – e la bugia è la maschera. Il foco distrugge la bugia, cioè il sofistico, e rende la verità scacciando le tenebre, perché è Luce, distrugge ogni sofisma che è l’inganno, e solo mantiene la Verità che è l’Oro. La verità al fin non si cela; non vale simulazione che è frustata avanti a tale Giudice. Tal proporzione è dalla verità alla bugia quale dalla luce alle tenebre”.

 E concluderei con un inno di Leonardo a Dio: “O mirabile Giustizia di Te Primo Motore, Tu non hai voluto mancare a nessuna potenza l’ordine e la qualità dei suoi necessari effetti”. “Questo è il modo di conoscere l’Operatore di tante mirabili cose, e quest’è il modo di amare un così tanto Inventore!”.

Glielo dovevo, al maestro, per risvegliare l’accorato richiamo di un grande illuminato che, solo, fin dalla nascita, ha trasmesso alle generazioni future la sintesi di un messaggio divino.

                                                                                                  Orazio Valenti